domenica 3 ottobre 2010

Centro commerciale - 1°Parte


Una giovane coppia è seduta al tavolino vicino al mio nell’area di sosta dell’ipermercato Coop di Bologna, presso i distributori automatici di bevande.
Io non sono qui per fare la spesa. Mi trovo qui unicamente per aspettare mio figlio che è in un altro punto vendita per lavoro, all’interno del quale non c’era un’area dove potere sostare. Qui c’è un discreto spazio predisposto.
Apro "La gaia scienza" sulle prime pagine. Cerco di leggere Nietzsche. Alle parole del filosofo si sovrappone un breve dialogo di due vicini.
Lei - Danno il lavoro anche a chi non è preparato. Non si capisce con quale criterio effettuino la scelta. Io sono fuori, comunque.
Lui - Il maestro unico non può essere la soluzione per la scuola primaria. Oggi sono necessarie molteplici competenze.
Lei - Il maestro unico, un vero maestro, lo può, secondo me. Io me ne sentirei capace.
Lui - D’accordo! Tu ti sei sempre interessata di tutto. Sei preparata di tuo, ma non tutti lo sono.
Cerca di consolarla e di incoraggiarla. La esorta a non deprimersi. Poi si alzano per andarsene. Io sollevo lo sguardo dalla pagina, riluttante ad essere sfogliata, ed incrocio il loro. Mi abbozzano un sorriso. Sanno che non posso non aver sentito la loro conversazione. Io ricambio. Li vedo bene ora, direttamente per in istante: vedo una coppia magnifica che la società mortifica anziché valorizzarne le potenzialità.
Ci scambiamo un saluto di cortesia.
La mia attesa si protrae.
Sono all’aforisma 6. Perdita di dignità. Nietzsche dice: “La meditazione ha perso tutta la dignità della sua forma, si sono ridicolizzati il cerimoniale e gli atteggiamenti solenni dei pensatori e non si tollererebbe più un uomo saggio d’antico stile. Pensiamo troppo rapidamente e strada facendo, mentre camminiamo, mentre attendiamo a negozi d’ogni genere, anche quando meditiamo su quanto c’è di più serio; abbisogniamo di poca preparazione, perfino di poco silenzio – è come se portassimo in giro nella testa una macchina dall’inarrestabile rullio, che neppure nelle condizioni più sfavorevoli cessa di lavorare. Un tempo lo si vedeva subito che uno voleva pensare – era l’eccezione! -, che voleva diventare più saggio e si preparava a pensare: si atteggiava il viso come per una preghiera e si tratteneva il passo: si stava per ore sulla strada, in silenzio, quando il pensiero « veniva » - su una o anche su due gambe. Così voleva - la dignità della cosa! -”
Stavo riflettendo sulla metafora di quando il pensiero veniva su una o anche su due gambe quando un uomo ed una donna anziani si avvicinano ai distributori automatici. Sembrano insieme per caso, incrociati alla Coop. Sono discinti. La donna, un involucro imbottito di indumenti sovrabbondanti e scarpe da ginnastica sformate dall’uso prolungato. Forse si conoscono già. Hanno una complicità sodale. La solidarietà della vecchiaia!
Lei - Ah!...io non riesco a far funzionare queste benedette macchine!
Appoggia la borsa sul tavolino dove anch’io ho addossato la mia borsa, la cioccolata calda e "La gaia scienza" dalla copertina gialla che spicca.
Cerca le monete da inserire. Vuole una lattina di coca cola.
Lui – Dia a me! Faccio io! S’ impettisce da uomo galante. Fa il cavaliere. Lui aziona le macchine come, del resto, ha sempre fatto nella sua vita di operaio. Ha una bella statura, dritta, energica. E’ vestito di grigio scuro. Giacca a vento ordinaria, pantaloni di tessuto di lana, usurati , non tengono più la piega: è quasi elegante nel suo contegno sobrio. Conosce la procedura per snidare quella merce: primo, inserire le monete; secondo, digitare il codice relativo al prodotto; terzo, premere il pulsante; quarto, prelevare la bevanda.
Digitare…maledizione! Digitare… Per la coca cola A67. Il cervello gli confonde il codice sotto gli occhi e le sue dita premono: 67 A; 7A6; 76A…maledizione e stramaledizione! Il congegno non funziona…come osa… fare questo a lui che ha trattato, per una vita, congegni d’ogni sorta! Si innervosisce, gli mostra un pugno nerboruto, possente.

7 commenti:

  1. Incontri ravvicinati di tutti i tipi.
    Sono sempre più convinto che il mondo sia un enorme palcoscenico e i suoi abitanti i protagonisti principali, non semplici comparse.

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  2. Ciao Aldo, io ancora non mi sono rassegnata ad essere una comparsa, e mi intrometto...sempre...si vedrà nel seguito...
    Un abbraccio, Nou.

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  3. Mi è piaciuto l' approccio tecnologico del gentiluomo liso. Ho sorriso. Pensa che anch' io ho pasticciato con una di quelle macchinette. Disperato, il distributore di cibo, mi ha sputato fuori due succhi di frutta in più ed un pacchetto di gomme : ) È bello osservare la gente. Talvolta capita che il vedere riflessa in altre persone una parte di sè annienti all' istante nostri timori. La socializzazione, anche non attiva, ci infonde molta forza.

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  4. ciao Nou, amica mia
    ti mando un bacio grande e grazie per stare sempre acompagnandomi nell blog
    ;)

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  5. Ciao Laura*, la tecnologia ce l'ha dura con gli anziani :)). la socializzazione ci salva dalla nevrosi. Presto posto la seconda parte.

    Ciao Gianna, anch'io provo amicizia per te.

    Bacioni ad entrambe,Nou

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  6. Anche io credo che la vita sia un palcoscenico, e come a teatro ci sono protagonisti e comparse. Io sono una dei secondi, un pò sullo sfondo che grida per un poco di attenzione....ognuno ha il suo ruolo, e dobbiamo solo imparare ad accettarlo e prenderne il buono ed il brutto con la giusta filosofia.
    Un bacio carissima Nou, tra poco me ne vado a dormire che son stanchissima!

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  7. Cara Lu, per me tu sei una protagonista. I ruoli cambiano secondo la prospettiva in cui vengono giocati ed è così per tutti. Un momento siamo camparse, un altro protagonisti secondo le vicissitudini. Ma questo a te non serve ribadirlo perché lo sai molto bene. La giusta filosofia dovrebbe portare a una giusta felicità, quella dell'apprezzamento profondo della vita che ci tiene a galla nei momenti difficili.
    Passerò presto da te. Un abbraccio e...non stancarti troppo...
    Ciao, Nou.

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