venerdì 31 gennaio 2014

Sorprese della Rete



Le parole, e in questo caso specifico le immagini, seguono un loro cammino e producono delle relazioni. Proprio così. La riprova mi arriva da Giulio Colla, appassionato naturalista fotografo, che dopo due anni scopre una delle sue molte foto ad illustrare il mio racconto  “Brunello serpentello curioso” Qui

Giulio avrebbe salvato il superbo esemplare di biacco malcapitato attorno all’abitazione di due famiglie deltine, terrorizzate dalla sua presenza.

Bastava lasciarlo andare, Brunello. Si sarebbe salvato da solo scomparendo sotto l’argine del Po e, certo, non mi è facile dimenticare l’episodio.

Così mi scrive benevolmente Giulio Colla:



“So che, in genere, per tantissimi motivi, i serpenti sono odiati e temuti, da quasi tutti. Tuttavia ho avuto grandi soddisfazioni cercandoli, catturandoli e fotografandoli.

Ad una vipera strana,qui sotto
(da me catturata e postata) mai studiata prima in Italia é stato proposto il mio nome, si chiamerà infatti Atra Concolor Juliensis.Qui

Non ridere, so che esistono modi migliori per lasciare impronte di se, ma a me fa molto piacere essere ricordato col nome di una vipera. Se hai spazio sufficiente in casella postale, potrei inviarti uno slide show che ho realizzato in occasione della prima cattura da parte dello scienziato svizzero che ho accompagnato sul luogo del primo ritrovamento, per poterle studiare.

In realtà, a questo serpente,  che ho tenuto con me per 7 giorni, ho avuto modo di scattare diverse foto, per l'esattezza 291, (che conservo ancora) il giorno in cui decisi di liberarlo, in un bosco del Parco Naturale del Monte Beigua ai confini tra Piemonte e Liguria. Quii ve ne sono alcune.

Ho notato anche che questo blog si è arenato nel 2010, se credi, potresti risvegliarlo rivelando la vera notizia: all'epoca era vivo e lontano da habitat umani, mi piace credere che lo sia tutt'ora.”


Lo sarà senz’altro, vivo e felice nel bosco, per merito tuo  Giulio. Purtroppo non è stato così per lo sfortunato biacco del territorio deltino. Spero che episodi come quello da me vissuto non abbiano più a ripetersi

lunedì 27 gennaio 2014

Marta Dalla Via in "Mio figlio era come un padre per me"

Nuovo spettacolo di Marta con  il fratello Diego, domani a Cattolica( RN) .


"Mio figlio era come un padre per me"
Vincitore Premio Scenario 2013
Qui 


“Il modo migliore per uccidere un genitore è ammazzargli i figli e lasciarlo poi morire di crepacuore: era il nostro piano perfetto, ma papà e mamma ci hanno preceduto e si sono suicidati per primi. Ora ci tocca seppellirli, vestirli, rispettare le ultime volontà di due cadaveri. Hanno vinto loro, di nuovo. I morti sono i padroni di questa epoca. Quanto dura un’epoca ai tempi della polenta istantanea? Un anno, un mese, forse meno. Quella che raccontiamo dura 24 ore ed è fatta di euforia e depressione, di business class e low cost, di obesi e denutriti, nello stesso corpo. I protagonisti sono simbolo di una popolazione intera che soffre di ansia da prestazione, il benessere li condanna alla competizione ma il traguardo gli viene sottratto, è diventato una barriera generazionale, sociale, culturale. Per costruire un futuro all’altezza di questo nome bisognerebbe vomitare il proprio passato. Siamo nati per riscrivere le nostre ultime volontà. Noi, in fondo, viviamo per questo: per arrivare primi, e negare di aver vinto.” Marta e Diego Dalla Via

domenica 19 gennaio 2014

"La vita appesa a un (senza)filo" di Alessandro Mantovani





Wireless. Senza fili.

O se preferite (visto che la s dopo wire non c'è), senza filo.



Non più ad un filo, nemmeno a un filo, non più, la nostra vita, individuale e sociale, si appende , ma ad impalpabili onde da cui tutto il nostro mondo, basato sul flusso d'informazione, dipende.

Ogni attimo, attraverso l'etere, per andare magari a depositarsi nei server della NSA, transita tutta la nostra vita di esseri oltre il bionico, oltre i transformer: per fronteggiare le esigenze tiranniche della modernità dobbiamo moltiplicare all'infinito le appendici virtuali, le memorie elettroniche, senza le quali la nostra società e la nostra vita semplicemente si arresterebbero. Immagini, video, conti bancari, speculazioni sulle valute e i titoli, carteggi d'amore, messaggi politici, archivi, musica, conferenze, spionaggio bellico e industriale, tutto passa incessantemente per la rete e si diffonde senza nemmeno più bisogno di cavi, di fili.

Sempre che tutto funzioni, sembra darci un senso di enorme potenza. Guardiamo meravigliati la lingua del camaleonte raggiungere in una frazione di secondo la vittima designata. Ma quanto più rapido e quanto più lontano saetta il nostro tentacolo virtuale correndo nella rete contemporaneamente, se lo vogliamo, verso innumerevoli destinatari di una list potenzialmente infinita?

Sempre che, come ho detto, tutto funzioni.

Ma così non è. Sentite un po' questa.

Abu Dhabi, terminal 2. Proveniente da San Paolo aspetto il volo per Manila. Dopo aver verificato con lo smartphone l'esistenza di una connessione wireless gratuita decido di accendere il mio portatile per una connessione più rapida e sicura. Molte cose devo fare. Pagare il mio affitto con l'internet banking, controllare mail di lavoro, contattare amici. Ed ecco la sgradevole sorpresa: disk error. È già la seconda volta che un volo mi manda in malora un computer. Ve lo consiglio caldamente. Usateli men che potete in aereo i vostri gioiellini: risentono - me l'hanno confermato sapientoni dello smanetto - dell'altitudine, o meglio, degli sbalzi pressori,  e infartuano, poveretti. Cioè, poveretti voi. Ossia, nel caso specifico, poveretto me.

Passato il primo comprensibile quarto d'ora di sconforto, mi rimbocco le maniche: decido di scaricare outlook, l'applicazione con cui gestisco le mail e dove deposito molti archivi, sul cellulare. Fatta l'operazione (con qualche difficoltà vista la lentezza della connessione) digito username e password per l'accesso. Dopo qualche secondo, appare una finestra che mi avverte: sto accedendo da fonte sconosciuta, pertanto il mio account per ragioni di sicurezza sarà inaccessibile finché non avrò confermato di esserne effettivamente il titolare. La procedura prevede normalmente l'invio di un codice tramite sms ad un numero a me a suo tempo deputato allo scopo. Ovviamente brasiliano, visto che in Brasile risiedo. Peccato che si tratti dell'unico paese, che io sappia, a non avere un roaming automatico. Se volete attivarlo, prima di partire dovete contattare il serviço de atendimento ao cliente e comunicare i paesi in cui vi recate. Ora, a parte il fatto che per le Filippine, paese verso cui sono diretto, il servizio non c'è (boh), in ogni caso gli scali non li avrei dichiarati. Insomma, mettetela come volete, questa opzione è impraticabile. Ce n'è fortunatamente un'altra: farsi inviare il codice a un indirizzo mail alternativo. Dunque opto per questa soluzione.

Per non rischiare di incorrere nel medesimo infortunio, evito di farlo tramite lo smartphone e decido di servirmi di uno dei computer disponibili nella hall del terminal. Accedo dunque al sito yahoo e digito il mio nome utente e la mia password nelle apposite finestre e attendo fiducioso che la clessidra mi schiuda l'accesso al mio affezionato universo virtuale. Ma cosa ti vedo, ahimè?! Un altro comunicato il quale, leggermente diverso dal precedente, mi ammonisce che, avendo tentato l'accesso da un luogo inusuale, la mia posizione mail Yahoo rimarrà bloccata se non consentirò la verifica della mia identità. Come? Beh, come sopra, ovvero o tramite sms al cellulare altrettanto irrealizzabile del suo gemello anteriore, oppure tramite invio di messaggio di posta elettronica a un provider di riserva. Il quale però #*s#*!!! è il medesimo che mi ha bidonato all'inizio di questa avventura.

Ma, direte voi, ci sono altre procedure d'emergenza. Si, ma la connessione è troppo lenta e la procedura si interrompe continuamente, cosa che il sistema legge come tentativo d'intrusione bloccando tutto. La procedura d'estremis,d'altronde, ?mi chiede informazioni impossibili come gli indirizzi di alcuni contatti e le mie vecchie password (e chi li ricorda?).

Insomma, eccomi fuori connessione, abbandonato ai margini del flusso informatico proprio come Robinson in un'isola fuori dalle rotte marittime. Desconectado. Derubricato. Disarchiviato. De-indirizzizzato. Privo delle mie protesi e delle mie proiezioni, senza le quali è come se avessi perso la memoria, il mio passato, la mia storia, i fili che mi collegano al cosmo, e mi trovo nel caos. Abbandonato. Anzi, privo, come sono, dei miei arti virtuali, asociale e senza identità.

Il (senza)filo che mi teneva appeso ai miei simili e alla mia "memoria", cioè in fondo a me stesso, si è reciso.

E se un giorno, come AL di Odissea 2001, il General intellect che a cui siamo tutti appesi decidesse di recidere il wireless? In un attimo sarebbe la babele.

La vita vale un wireless.

lunedì 13 gennaio 2014

Da: "La gioia di scrivere" tutte le poesie di Wislawa Szymborska


APPUNTO



Nella prima bacheca
c’è una pietra.
Vediamo su di essa
una lieve graffiatura.
Opera del caso,
come dicono taluni.

Nella seconda bacheca
un pezzo di osso frontale.
Difficile stabilire
se d’animale o d’uomo.
Un osso è un osso.
Proseguiamo,
qui non c’è nulla.

E’ rimasta solo
la vecchia somiglianza
della scintilla tratta dalla pietra
con la stella.
Lo spazio di paragone
aperto da secoli
si è conservato bene.

Lui
Ci ha allettati a uscire dall’interno della specie,
ci ha condotti fuori dalla sfera del sonno
prima della parola sonno,
in cui ciò che è vivo
nasce per sempre
e muore senza morte.

Lui
ha trasformato in umana la nostra testa,
dalla scintilla alla stella,
da una a molte,
da ognuna a tutte,
da tempia a tempia
e ha aperto in noi
ciò che non ha palpebre.

Dalla pietra
si è levato in volo il cielo.
Il bastone si è ramificato
in un groviglio di estremità.
Il serpente ha sollevato l’aculeo
dal viluppo delle sue cause.
Il tempo si è arrotolato
negli anelli degli alberi.
Si è moltiplicato nell’eco
l’ululare del risvegliato.

Nella prima bacheca
c’è una pietra.
Nella seconda bacheca
un pezzo di osso frontale.
Siamo venuti meno agli animali.
Chi verrà meno a noi.
Attraverso quale somiglianza.
Il paragone di che con che cosa.


Wislawa Szymborska


martedì 7 gennaio 2014

Lettera aperta, articolo di Astrid Menasanch Tobieson

Ho appena letto il post su Web sul blog dei fatti di aggressione alla vita democratica con libertà di espressione, che hanno poca eco sui media tradizionali. Condivido la necessità di leggerla e farla girare nei blog per ricordare che dobbiamo tenerci informati e attenti ai tentativi dei governi di riportarci alle democrazie autoritarie senza libertà di pensiero.
"Rompere il silenzio su ciò che sta accadendo in Spagna: lettera aperta di Astrid Menasanch Tobieson su Pressenza "