-Settembre 2014-
Caro amico mio,
finalmente mi ritrovo con un
po’ di determinazione e con la biro in pugno.
L’estate è quasi trascorsa –
in attesa dell’estate - .
Pioggia, pioggia e ancora
pioggia un giorno sì e uno no.
Ho ripensato spesso alle disavventure
dei tuoi figli. Prima Alberto derubato e poi Leo picchiato e vittima di
pregiudizio. Si sono imbattuti in gente malevole e di malaffare, in quella
parte di umanità da cui guardarsi: individui che non si vorrebbero mai
incontrare. Fammi sapere se hanno potuto venirne fuori senza troppo danno.
Qui da me si segue la routine
di una vita campagnola. Abbiamo raccolto una modesta quantità di patate,
fagioli e piselli. Qualcosa conservo nel congelatore. Una cinquantina di chili
di zucchine –ah! Le piogge!- mi hanno dato un bel daffare nell’utilizzo della
quantità maturata contemporaneamente: parmigiane di zucchine, zucchine
trifolate, risotti di zucchine, zucchine crude tagliate a pezzetti in
congelatore per le future minestre. Pochi pomodori, per fortuna: hanno subito
un forte attacco dai parassiti.
Sono ricresciuti i ciuffetti
d’erba tra la ghiaia che tu mi hai aiutato a togliere nel mese di maggio,
durante la tua breve visita. Nell’estirparla di nuovo a fine luglio pensavo che
era stato bello e meno faticoso aver fatto il lavoro con l’aiuto reciproco.
Mi mancano le teglie di ottimi
ortaggi allo zenzero e fiocchi d’avena del tuo ingegno culinario: torna presto!
Sento ogni giorno di più i
sintomi della senilità. Ormai vivo molti più giorni all’insegna della gracilità
che non della forza di un tempo, ma cerco di non abbattermi. In questo momento
mi trovo in giardino rincorrendo un relax fisico e mentale. Si sta bene a parte
l’odore dello zampirone, assolutamente necessario dopo due giorni di
temperatura fredda, le zanzare si scatenano verso di me: mi gradiscono molto!
La sola cosa veramente
piacevole di questo periodo è stata intraprendere la lettura di “Un cappello
pieno di ciliegie” romanzo postumo di Oriana Fallaci. Leggendolo mi sono resa
conto di cosa significhi “Scrittrice”. Per il resto sono intellettualmente
pigra, svuotata di fantasia, la qual cosa mi preoccupa anche se sono abituata
ai miei alti e bassi.
Aspetto il sopraggiungere di
una normalità più “normale”.
-Due settimane più tardi-
Rieccomi, cercando di godermi
il sole in una pausa del capriccioso maltempo estivo.
Vorrei poter scrivere qualcosa
di buono, di interessante. Ma nulla scaturisce da una vena inaridita. Posso
solo citare qualche breve cronaca.
Ho acceso due zampironi - quest’anno le zanzare vanno copiosamente
alla grande - , ne ho collocato uno su uno sgabello e uno sotto la
chaise-longue – quella della coop – e, pazienza, questo è il fio da pagare. Mi
giunge un suono tipo: “ton, ton, ton, pa-ra-pà, ton,ton,ton” ripetuto con ritmo
ossessivo, insomma un rumore molesto che a qualcuno piace ascoltare a tutto
volume… oh!...è una radio! Ora sento parlare. Va meglio.
Ho finito di leggere il libro
della Fallaci: molto, molto bello! Una saga familiare che si svolge in due
secoli di vicende di avi,bisavoli, arcavoli, intrecciate con gli avvenimenti
storici. Una mescolanza di fatti documentati e di percorsi tessuti,
verosimilmente, dalla fantasia dell’autrice. Un libro da leggere anche per
tutti i riferimenti storici e di costume. Racconti minuziosi di una cultura
enciclopedica. Sono rimasta stupita.
-Primavera 2015-
Rimango sempre stupita del
sapere di alcune persone: stupita e ammirata. Provo una profonda gratitudine
per quelli, fra loro che riescono a trasmettere in modo accessibile a tutti la
loro cultura. Oriana Fallaci è fra questi, benché il mio giudizio si limiti a
una sola sua opera. Potrei esprimermi, se lo avessi letto, su “Un uomo”, ma non
ho potuto leggerne che qualche pagina e poi dimenticarlo nello scaffale per
decenni: è strano questo mio atteggiamento! Ma rimedierò!
Per fortuna che fra i tanti
miei difetti mi salva l’attitudine a lasciare sempre uno spiraglio alla mia
volontà di riprendere, ricominciare come se il tempo non fosse trascorso.
Le pagine scritte sono una
garanzia di continuità e anche di sopravvivenza.
-il giorno dopo-
Oggi piove, ma non importa,
anzi va bene, così posso scriverti che quest’anno la primavera è arrivata con
tre settimane d’anticipo.
Le primule sono al massimo del
loro splendore.
I narcisi si mostrano discreti
e sembrano parlottare fra di loro sebbene siano in fila, nella bordura, come
delle suorine. E, anch’io, come una monachella mi sento felice in questa casa
che mi accoglie nella semplicità e sobrità della serena bellezza rurale.
Ciao e a presto carissimo.
Nounourse