Ho iniziato questo racconto con l'intenzione di riallacciarmi ai rispettivi post di Garbo e Antonio Caputo con qualche riferimento ai periodi storici dell'arte e del costume della seconda metà del secolo scorso, ma è meglio leggere i loro Qui e
Qui
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La mia prima volta a Roma è
stato nel 1968, per lo svolgimento della prova orale del concorso per un posto
da impiegata al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni.
Partire dal profondo Delta del
Po per arrivare a Roma è stata un’impresa assai impegnativa. I collegamenti
ridotti verso i luoghi da raggiungere la rendevano ardua. Andai a passare una
notte nel pensionato delle Canossiane di Adria per poter arrivare il mattino
dopo di buon’ora, tramite la corriera di linea, alla stazione ferroviaria di
Rovigo, in tempo per la coincidenza per Bologna e quindi Firenze- Roma.
Quel viaggio era una grande
occasione per me, un avvenimento che avrebbe potuto cambiarmi la vita ma sul
quale nessuno era disposto a scommettere neppure un soldo, essendo considerato
velleitario e uno sperpero inutile di denaro. Solo io e papà confidavamo in un
possibile risvolto positivo.
E poi… sin dall’età scolare
avevo espresso al papà il desiderio di recarmi nella capitale, dove si
trovavano ancora tutti i monumenti della Roma antica di cui la maestra aveva
tanto parlato durante le lezioni di storia.
Mi innamorai di Roma
fantasticando sulla sua bellezza attraverso i
racconti della maestra e dalle foto sui testi scolastici. Papà lo aveva
capito perché anche lui era un sognatore.
Il desiderio si intensificò
guardando i film di Dino Risi degli anni 50, che mostravano la città storica e
la vita delle persone comuni. Mi riferisco alla trilogia “Poveri ma
belli”, “Belle ma povere”, “Poveri
milionari”.
Ero povera anch’io- nel Delta
del Po era improbabile trovare la ricchezza se non per i proprietari terrieri
che l’avevano, ma vivevano altrove-, e mi immedesimavo nella vita che scorgevo
in quei film, pur essendo piccola pensavo che, appena fossi cresciuta di qualche
anno, quella vita poteva essere anche la mia se fossi nata a Roma! Erano già
avviate storie di amori nel mio paese, molto simili a quelle narrate nei film,
fra i coetanei di mio fratello, giovani ventenni, nati poco prima della guerra,
pieni di vitalità e goliardia: anch’essi “Poveri ma belli”!
I ragazzi del Delta imitavano
un po’quei divi del cinema: le pettinature, i vestiti e si atteggiavano da
farfalloni. Era l’ età degli amoreggiamenti. Io li osservavo divertita, magari
colpita io stessa da innamoramenti platonici. Renato Salvatori era il mio
prediletto.
Non avevo ancora 13 anni
quando seguii i grandi per una giornata in spiaggia. Non mi volevano con loro,
lo capii più tardi che non erano solo i bagni, il sole, le priorità nei loro
interessi. Passai una giornata di disagio per non avere avuto una compagna
della mia età e non mi godetti il battesimo del mio nuovo costume rosso,
proprio come quello indossato da Alessandra Panaro, che modellava bene il corpo
essendo di tessuto elastico, una novità per quel tempo.
Una novità anche per me
giacché non pensavo di attirare gli sguardi degli amici di mio fratello, che
non mi lusingavano, anzi mi disturbavano e non aspiravo ad altro che sguazzare
nell’acqua.
E poi non erano troppo vecchi
per me? Non so quando riflettei sulla differenza d’età, se quel giorno o
successivamente quando uno di loro s’invaghì di me, ancora intimamente immatura
e ebbi paura dei suoi sguardi ammiccanti - insomma! - pretendeva forse di spupazzarsi una bambina!!!
Una bambina in un corpo di
donna nell’età difficile dell’adolescenza. Io li vedevo bellissimi, gli amici
di mio fratello che presto raddoppiarono il gruppo includendo le rispettive
fidanzate.
Il racconto avra’ un seguito…non
si sa quando!?!