Sono una nonna e mi piace
ricordare Umberto Eco con la sua lettera al nipotino. Una lettera che insegna e
raccomanda l’esercizio della memoria http://espresso.repubblica.it/visioni/2014/01/03/news/umberto-eco-caro-nipote-studia-a-memoria-1.147715.
Ne trascrivo un brano:
[…] Il rischio è che, siccome
pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di
mettertelo in testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da
via Tale a via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di
spostarti senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai
fretta) tu pensi che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini
abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi
è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e
quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello.
La memoria è un muscolo come
quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di
vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E
inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga
l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di
esercitare sempre la memoria.
Quindi ecco la mia dieta. Ogni
mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi,
“La Cavallina Storna” o “Il sabato del villaggio”. E magari fai a gara con gli
amici per sapere chi ricorda meglio. Se non piace la poesia fallo con le
formazioni dei calciatori, ma attento che non devi solo sapere chi sono i
giocatori della Roma di oggi, ma anche quelli di altre squadre, e magari di
squadre del passato (figurati che io ricordo la formazione del Torino quando il
loro aereo si era schiantato a Superga con tutti i giocatori a bordo:
Bacigalupo, Ballarin, Maroso eccetera). Fai gare di memoria, magari sui libri
che hai letto (chi era a bordo della Hispaniola alla ricerca dell’isola del
tesoro? Lord Trelawney, il
capitano Smollet, il dottor Livesey, Long John Silver, Jim…) Vedi se i
tuoi amici ricorderanno chi erano i domestici dei tre moschettieri e di
D’Artagnan (Grimaud, Bazin, Mousqueton e Planchet)… E se non vorrai leggere “I
tre moschettieri” (e non sai che cosa avrai perso) fallo, che so, con una delle
storie che hai letto.
Sembra un gioco (ed è un
gioco) ma vedrai come la tua testa si popolerà di personaggi, storie, ricordi
di ogni tipo. Ti sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo
cervelli elettronici: è perché sono stati concepiti sul modello del tuo (del
nostro) cervello, ma il nostro cervello ha più connessioni di un computer, è
una specie di computer che ti porti dietro e che cresce e s’irrobustisce con
l’esercizio, mentre il computer che hai sul tavolo più lo usi e più perde
velocità e dopo qualche anno lo devi cambiare. Invece il tuo cervello può oggi
durare sino a novant’anni e a novant’anni (se lo avrai tenuto in esercizio)
ricorderà più cose di quelle che ricordi adesso. E gratis. […]
*****
Sembrerà senza nesso logico,
ma mentre scrivevo il post del 29 dicembre 2009 http://nounours-puntoevirgola.blogspot.it/2009/12/mentre-sorseggiavo-la-mia-porzione-di.html,
avevo ben presente la raccomandazione di Umberto Eco al nipotino, ancor prima
di leggerla, ancor prima che la scrivesse perché riflettevo proprio su come
sarei senza tutte le informazioni che ricevo da internet. Non ho mai veramente
esercitato la memoria come consiglia di fare Umberto Eco, purtroppo non ho
avuto un nonno così colto e lungimirante. Non ho conosciuto i miei nonni, tanto
che chiamavo nonno un vecchietto che non aveva nessun grado di parentela, ma
era anziano e mi sembrava che l’età matura bastasse come requisito, soprattutto
perché non sopportavo di essere senza nonni.
Per mia fortuna/sfortuna fui
in un collegio femminile tenuto da religiose. Con l’insegnamento scolastico
impartivano un rigoroso insegnamento di pratica religiosa. Fra i vari compiti,
c’era quello di riesaminare la propria condotta giornaliera, prima di dormire,
dopo le preghiere della sera. Allora, io ero convinta che la preghiera e tutto
il resto fossero cose buone da farsi ed ero molto diligente nella disamina della mia giornata, fosse mai che mi scappasse qualche peccato commesso, come
se in quel luogo ci fosse la possibilità di peccare, se non con qualche
pensiero malevolo. Ma essendo nati peccatori, non potevamo pensare di non avere
peccati da confessare, dovevamo trovarli, stanarli dalla nostra coscienza!
Senza accorgermi, in quegli
anni, feci un buon esercizio sulla cronologia dello svolgimento dei fatti e dei
pensieri che contrassegnarono tutte le mie giornate.
Oggi penso che devo a quella
pratica, quanto posso disporre come memoria del tempo passato. Una memoria ben
diversa da quella auspicata dallo Scrittore; la mia, una memoria di precisione
e di correttezza morale del resoconto. E mi sento defraudata di tutta la
memoria letteraria e storica di cui potrei godere se, allora, ne avessi ricevuto
l’indirizzo.
Mi viene quasi voglia di
ricominciare, di imparare qualche nuova poesia o di reimparare quelle studiate
alle elementari..in fondo invecchiando si ridiventa bambini -sento anche dire-
e se fosse proprio vero, si può ricominciare!
Cercherò che le mie nipotine
abbiamo tutti i suggerimenti che provengono dalla bella lettera di Umberto Eco.
Queste bambine, la più grande ha 4 anni, già si sanno connettere da sole ai
video dei cartoni animati della Rete riconoscendo le icone e sapendo che basta posizionare
la freccia e …. cliccare!